Intervista a Roberta Montaguti
Intervista a Intervista a Roberta Montaguti, Responsabile del personale di Apofruit, impresa cooperativa agricola dell’Emilia Romagna che opera con proprie strutture e soci produttori in tutt’Italia. La cooperativa è beneficiaria del piano formativo “Lingue, sicurezza e strumenti informatici: competenze per lo sviluppo di Apofruit” finanziato con il Conto Formativo.
• Cosa è successo in Apofruit quando è scoppiata la pandemia?
Apofruit è una cooperativa agricola. Noi ritiriamo, confezioniamo e commercializziamo il prodotto dei soci sia in Italia che all’estero attraverso i nostri marchi (Solarelli e AlmaverdeBio, per fare un esempio), e con la grande distribuzione. I nostri stabilimenti sono in tutt’Italia con 2.500 dipendenti e 5.000 soci.
Negli ultimi due anni noi abbiamo avuto un calo consistente della produzione, nel 2019 a causa della cimice asiatica che ha distrutto parte dei raccolti e quest’anno per le gelate dell’inverno; attraversavamo quindi già un momento critico a cui si è aggiunta, a inizi marzo, l’emergenza sanitaria. Come settore primario avevamo l’obbligo di proseguire le attività e nella primissima concitata fase di grande incertezza, per tutelare i nostri lavoratori, abbiamo di fatto anticipato le disposizioni del governo e i vari protocolli di sicurezza che poi sarebbero stati applicati su tutto il territorio nazionale. Per cominciare il distanziamento. Nei nostri stabilimenti, come questo di Longiano (FC), lavorano centinaia di persone con linee di produzione differenziate e piccoli impianti che impiegano ciascuno tanto personale ed è difficile mantenere la giusta distanza. Abbiamo quindi cercato di diminuire il più possibile la presenza dei lavoratori e modificato gli orari di entrata e di uscita affinché le persone non si incontrassero, soprattutto negli spogliatoi. Per quanto riguarda gli uffici, circa 100 persone maggiormente concentrate tra Longiano e Cesena, nei mesi di marzo e di aprile abbiamo distanziato le postazioni e in alcuni casi abbiamo applicato lo smart working, ma ora sono tornati tutti.
Sempre nel periodo iniziale abbiamo avuto difficoltà negli approvvigionamenti delle mascherine, ma abbiamo avuto la fortuna di disporre di una discreta scorta per utilizzo alimentare che utilizziamo nelle nostre produzioni di trasformazione del prodotto e abbiamo quindi fatto fronte alle primissime necessità prima di trovare quelle chirurgiche. In tutto questo la cosa più difficile è stata gestire la fortissima preoccupazione dei nostri lavoratori, che dovevano continuare a lavorare. Se noi abbiamo fatto di tutto per tutelare i nostri lavoratori e predisporre ambienti il più possibile sicuri, i nostri lavoratori sono tutti stati molto disponibili e responsabili. Non abbiamo avuto casi di persone che si sono rifiutate di venire al lavoro.
Aggiungo che la salvaguardia dal contagio è importante anche per i nostri prodotti, che vanno negli scaffali dei supermercati. Il consumatore deve avere la sicurezza che quello che mangia sia sicuro. Posso dire che i nostri stabilimenti sono ispezionati periodicamente dalle Asl di zona e sinora non si è verificato nessun caso di Covid. C’è stata, e prosegue ancora adesso una continua collaborazione e con il nostro medico siamo d’accordo nel lasciare a casa quei lavoratori che sono entrati in contatto con pazienti Covid.
• Per il 2020 avevate programmato le attività formative in Conto Formativo. In fase Covid, avete avviato corsi per i vostri dipendenti?
Con il Conto Formativo di Fon.Coop avevamo un bel programma di corsi incentrato sulla sicurezza e sulle lingue straniere. La nostra attività è classificata come “rischio medio” e annualmente c’è bisogno di una formazione specifica. Su un organico di circa 2.000 lavoratori agricoli inquadrati a tempo determinato come braccianti (Otd) c’è un turn over di circa 150-200 nuovi assunti cui dobbiamo far acquisire la qualifica di base, poi ci sono i carrellisti, gli addetti alle squadre antincendio, al primo soccorso, alle piattaforme elettriche e periodicamente dobbiamo fare gli aggiornamenti specifici. Per quanto riguarda la formazione sulle lingue, è da diversi anni che i nostri prodotti sono esportati per circa il 50% all’estero e gli addetti dei nostri uffici commerciali devono acquisire, oltre l’inglese, lo spagnolo, il tedesco, il francese e ultimamente anche il cinese, che è un mercato emergente.
Tutte queste attività del piano sono state rimandate a settembre perché siamo stati tutti concentrati a gestire la fase di emergenza e ora in quella di post-emergenza. Abbiamo avviato solo un corso previsto di aggiornamento sulla sicurezza e, con risorse nostre, realizzato a fine marzo una formazione specifica per tutti i nostri preposti per valorizzare la loro funzione di vigilanza in reparto per il rispetto delle regole anti covid.
• Possiamo dire che tutto il vostro impegno è stato dedicato a fare in modo che gli italiani potessero trovare la vostra frutta nei supermercati. Ma quali prospettive avete per il futuro? Come Fon.Coop può aiutarvi con una formazione più vicina alle vostre attuali esigenze? Il Fondo ha semplificato in questa fase le regole di gestione e tutti i corsi in presenza si potranno realizzare in modalità FAD, come anche è possibile cambiare le tematiche dei piani in base alle nuove esigenze…
Fon.Coop ci dà una grossa mano perché con le risorse del Conto Formativo possiamo finanziare anche la formazione sulla sicurezza, e non è cosa da poco. Di certo da settembre dovremo avviare i corsi programmati e li faremo in modalità webinar, per consentire agli addetti che lavorano negli stabilimenti su più Regioni di partecipare in videoconferenza senza spostarsi. In futuro certo vorremmo fare delle attività formative più specifiche per i nostri dipendenti, che come ho detto sono stati molto responsabili in questo periodo consentendo ad Apofruit di continuare la produzione e la distribuzione dei prodotti. E proprio perché ci rendiamo conto di avere nei nostri lavoratori un patrimonio da curare e valorizzare, in un futuro prossimo vorremmo avviare un programma formativo nuovo, volto al benessere dei lavoratori e al miglioramento dei rapporti interpersonali nei vari reparti, dove lavorano molti soggetti fragili. In questa prospettiva vorremmo avviare una formazione ai nostri responsabili e caposquadra per acquisire competenze e capacità di creare un clima di lavoro più sereno, dove i conflitti e le difficoltà sono gestite con gli strumenti giusti.